
Per 5 anni sono stata in terapia con una psicoterapeuta a indirizzo psicodinamico, sono stati anni segnati da alti e bassi, ma soprattutto seganti da una strana mescolanza di fattori che, solo una volta raggiunta una lucida consapevolezza di quello che stava accadendo, mi hanno portato a dire basta e a capire che quella relazione non era terapeutica ma dannosa (forse) per entrambe.
La scelta di questa terapeuta non era stata voluta, ma come si suol dire vivamente "consigliata" da un'altra psicologa a cui mi ero rivolta per un consulto.
All'epoca avevo 20, ero in crisi per la scelta universitaria che non mi soddisfaceva e inoltre avevo un rapporto piuttosto conflittuale con i miei genitori su più fronti. Il mondo mi pareva nero.
Iniziai la terapia, 1 volta a settimana. Inizia cosi quindi una relazione perversa da cui fu difficile districarsi. Durante le sedute ci si "dava del tu", fu proprio lei a dirmi che durante le sedute "dovevamo darci del tu" poichè data la differenza di età (lei aveva circa ventianni più di me), io potevo essere teoricamente sua "figlia". Per rendere più agevoli le conversazioni quindi era meglio darci del "tu". Ovviamente io accettai di buon grado, mi pareva che quel suo gesto fosse di buon auspicio.
Se all'apparenza le cose parevano essere iniziate col piede giusto ben presto però mi accorsi che in realtà tra me e la terapeuta non si era affatto sviluppato un buon rapporto, lei era molto piena di sè...e io al contrario ero piuttosto diffidente e timorosa. Tirare fuori certi argomenti non era affatto facile...cioè argomenti delicati che riguardavano traumi subiti durante l'infanzia e argomenti inerenti alla mia sfera più intima, cioè la sessualità.
Le sedute spesso saltavano, a volte per causa mia, a volte per suoi impegni imprevisti e inderogabili. Spesso poi capitava di attendere per oltre mezzora nella sala d'aspetto perchè doveva terminare la seduta con il paziente precedente e sentirmi dire con un finto sorriso: "ops, non ho visto l'orologio. Accomodati, abbiamo comunque 20 minuti a disposizione". Cosi come capitava che spesso durante le mie sedute, lei rispondesse tranquillamente al telefono oppure si distraesse guardando fuori dalla finestra, sbadigliasse palesemente annoiata e scarabocchiasse disegnini sul suo quadernone.
Io un paio di volte provai a ribellarmi a questi assurdi atteggiamenti, ma ovviamente la frittata veniva sempre rigirata a mio sfavore: riusciva sempre a trovare qualche strana teoria per giustificare il tutto.
Questa relazione perversa è andata avanti per quattro anni filati, nonostante fosse ovvio che io e la terapeuta fossimo incompatibili ed era auspicabile interrompere la terapia che, ovviamente non portava da nessuna parte se non un mio ulteriore peggioramento.
L'ultimo anno, ossia il quinto, finalmente riuscii a radunare le forze per distaccarmi da lei e a porre fine a questa assurda storia. Inutile dire le grosse e faticose resistenze poste dalla terapeuta quando le comunicai che desideravo andarmene e interrompere definitivamente la terapia. Quante me ne ha dette, quanti insulti velati e quanto astio... Evidentemente un paziente in più faceva comodo al suo stipendio. Mettiamola cosi.
La terapia si è interrotta bruscamente, durante l'ultima seduta l'ho mandata a quel paese e le ho dato buca ai due incontri successivi fissati in calendario, insomma sono "sparita" senza versargli il compenso dovuto per gli ultimi tre incontri. Non l'ho mai più rivista e sentita.
Quell'esperienza mi ha segnato molto, ho faticato altri quattro lunghissimi anni prima di liberarmi dal gioco costrittivo in cui ero capitata. Ne sono uscita spossata e assolutamente sfiduciata nei confronti della figura dello psicologo/psicoterapeuta e similari. Insomma un'assoluta non-fiducia nei confronti di tutte quelle figure professionali che ruotavano attorno alla psicologia. Il perchè non l'abbia denunciata all'ordine me lo spiego col solo desiderio che avevo di chiudere quella maledetta relazione. Spero che nel frattempo non abbia fatto altri "danni" con altri pazienti.
Un mio possibile riavvicinamento al "mondo dei terapeuti" forse potrà avvenire tra qualche anno. Sento di avere molte cose in sospeso, ma sono sicura che certamente qualora decidessi di rivolgermi a un'altra terapeuta il mio comportamento e atteggiamento sarà molto meno ingenuo e più scaltro nel divincolarmi dall'assurda morsa nella quale ero caduta.