Attività che mi gratificano ci sono, ma non posso (o sono io a non saper come) sfruttarle per far qualche soldo, perché la gratificazione in me è inversamente proporzionale alla fatica che ci metto nel fare queste cose, non sono contento quando c'ho faticato molto per ottenere qualcosa che mi piace, 'sta cosa mi produce dispiacere e non piacere, le attività piacevoli per me sono un po' autistiche e difficilmente riesco a condividere qualcosa dato che bisogna rispettare certi standard professionali se si vuol venir "presi sul serio".amore ha scritto:Sapresti fare un elenco dei tuoi valori, magari indicandoli dal più importante al meno importante; poi, un elenco di pseudovalori, se credi di averne e come li metti o vorresti metterli in pratica. Se ho capito bene non c'è un'attività che gratifica... Quindi una specie di astenia, assenza di entusiasmo. ..Qualcosa che non è proprio depressione ma ad essa assomiglia.
Superata una certa soglia di fatica (fatica intesa come un'adattamento dell'attività a certi canoni e vincoli esterni) l'attività inizia a darmi fastidio, e non mi ci abituo nemmeno con l'allenamento, prima ho parlato della scuola, ci sono andato e ho continuato ad andarci e non mi ci sono mai abituato al ritmo esterno, io non ci vorrei tornare più in nessuna scuola.
Un mio valore fondamentale è evitare le fatiche eccessive, eccessive per me ovviamente

Se la mia è depressione non saprei che dire perché sono stato sempre così, non c'è un periodo in cui provavo cose diverse e poi improvvisamente è cambiato tutto. Che non sono ben adattato è chiaro, cosa cambiare no, da quel che ho capito bisogna provare a cambiare altro e non queste cose qua (che mi hanno accompagnato da sempre e sono resistenti davvero), perché è una battaglia persa in partenza... E' come se si volesse togliere il guscio ad una tartaruga e renderla un predatore scattante, ma ormai il guscio è parte integrante dell'essenza della tartaruga stessa...
Da che dipende che la tartaruga è tartaruga, il panda è panda e così via? Da una serie di fattori evolutivi dipenderà pure, ma questo non giustifica di certo un qualche scienziato che vuol mettersi a curare una tartaruga facendola divenire simile ad una lince perché la lince attualmente risulta maggiormente adattata all'ambiente esistente.
Se la si volesse davvero salvare dall'estinzione una specie bisognerebbe solo trovare (o riprodurre artificialmente) una nicchia ecologica che faccia al caso suo e non trasformarla in un'altra specie.