Sono tornato su questo sito dopo una lunga assenza (e forse qualcuno si ricorda di me) e questo specifico forum mi ha incuriosito. Non mi ricordavo ci fosse "binge eating" nel titolo. Così mi sono messo a curiosare: in fondo è proprio per problemi di peso che, passando attraverso una diagnosi di depressione, sono arrivato a fare terapia.
E' vero che non si possono fare diagnosi su Internet, ma mi ci sono riconosciuto in pieno. A parte il fatto che alcuni articoli sono esclusivamente al femminile, mentre io sono maschietto, e che (non è del tutto scontato) non ho subito violenze sessuali.
Ma se quando nel centro disturbi alimentari mi hanno semplicemente detto "lei è depresso" ho fatto ricerche su Internet e non mi ci sono riconosciuto fino in fondo, per il binge eating è stato diverso: la maggior parte di quel che ho letto l'avevo già raccontato durante la mia terapia!
Il peso per me è un problema da sempre. Ho seguito diete in cui ho perso molti chili, ma che poi ho successivamente ripreso. In qualche modo sapere di poter dimagrire ha peggiorato la situazione, perchè non ho mai veramente VOLUTO dimagrire. Ma è così: ero (sono?) un binge eater. Quello che più mi ha colpito e che veramente è (era?) la mia foto è stato il mangiare di nascosto, e il senso di vergogna connesso. E, quasi come da manuale, si è associata una forma depressiva.
Non saprei dire se mi sono depresso perchè "bingiavo", o "bingiavo" perchè depresso. Nella mia storia altri episodi hanno certamente contribuito a far esplodere la depressione fino a renderla "quasi visibile", peggiorando il mio binging. Ma se mi guardo dietro, penso che alcune difficoltà psicologiche, fattori di rischio nella depressione, sono sempre state presenti: mancanza di autostima, difficoltà nelle relazioni interpersonali, profonda solitudine. E naturalmente, a chiudere il cerchio, il binging.
Essere grassi è una difesa, consente di nascondere quello che c'è (o non c'è) dietro, dentro. E allo stesso tempo è un silenzioso grido di disperazione: "Vi prego, aiutatemi. Riuscite a vedere che sto male? Riuscite a vedere il mio male?". E' mostrare il proprio disagio in modo tangibile, perchè non si conosce altro possibile modo di comunicarlo. E allo stesso tempo è il desiderio di essere lasciati soli, perchè si è convinti che alla propria sofferenza non c'è rimedio.
Ma non è vero: il rimedio c'è.
Io posso raccontarvi il mio, ma non pensiate che sia la soluzione assoluta: ognuno deve trovare la sua strada, ma credeteci, la strada esiste. E questo mi fa venire in mente http://lapraticaquotidiana.blogspot.com ... llice.html. Chi capisce il nesso, alzi la mano.
Credo però che la psicoterapia sia fondamentale in ogni caso. In alcune cose c'è bisogno di un "maestro", una guida. Qualcuno che aiuti a trovare la propria strada. Anche se poi la strada la dobbiamo trovare da soli.
Io ho trovato un grande aiuto nella meditazione. Nell'ascoltare il mio respiro. Ho ritrovato contatto con il mio corpo. Lo stesso corpo che per troppo tempo avevo negato, denigrato, punito. Ho scoperto che quello che cercavo all'esterno, per tutto il tempo era dentro di me. Ho capito che io sono "anche" il mio corpo. Che lo devo ascoltare e devo seguirne i ritmi.
Attraverso il contatto diretto con il mio respiro ho scoperto che non ho bisogno di mangiare per "sapere di esistere". Sono consapevole. Non ho bisogno di sopprimere la mia ansia o la mia rabbia. Ho accettato i miei limiti e proprio attraverso questa accettazione li ho superati.
Incidentalmente (ma è davvero una coincidenza?) ho incontrato la meditazione nel momento in cui, dopo aver perso un paio di chili durante le ferie estive, avevo deciso di cercare di continuare a perdere peso. E ad oggi ho perso circa 7 chili.
Ma la cosa più importante è che non sto veramente "a dieta". Sì, mi peso più spesso di quanto dovrei, ma accetto il peso della bilancia, anche se a volte non gradisco il suo giudizio. Ma lo accetto. E' il mio corpo. E' il mio peso. Se non sono calato oggi calerò domani. Certo che faccio attenzione a quello che mangio: evito le patate fritte, e cerco di non esagerare con il pane, ma non mi "affamo". Tutti i giorni faccio cyclette, in qualche modo bisogna pur agire sul bilancio calorico. Ma se qualche giorno mi sento molto affamato, mangio qualcosa in più: niente lacrime di coccodrillo, se ho mangiato è perchè avevo fame.
In questo momento la mia paura più grande è che questo "miglioramento" non sia stabile. Ho anche paura che se mi "interrompo" non riuscirò a riprendere. Troppe volte in passato sono dimagrito per poi riaumentare di peso. Ma in questo momento sono fiducioso. Posso parlare delle mie paure con il mio terapeuta, e poi "il mio respiro è sempre com me"

Ho la sensazione che questa volta sia diverso. Non ho perso peso attraverso una dieta ferrea. Sto affrontando i miei problemi, e perdere peso è stato molto "naturale". Ho ancora i miei difetti, ma stavolta non ho fatto "grandi propositi" destinati inevitabilmente al fallimento. Cerco di affrontarli giorno per giorno, e quando non ci riesco... me li tengo! Roma non è stata costruita in giorno. E perdere una battaglia non vuol dire aver perso la guerra.
E non è solo retorica: queste frasi quasi banali oggi per me hanno acquistato un significato reale.